scrivo da Bergamo e sono un componente di un comitato
definito di partecipazione sociale accreditato presso la RSA
"Fondazione S.Maria Ausiliatrice" già Ipab. Da
molti anni ci stiamo occupando della questione
"rette" e del complessivo andamento quantitativo e
qualitativo nella erogazione dei servizi nelle RSA sopra
nominata. Da quel che capisco dalla vostra interrogazione
parlamentare posso affermare che la regione Toscana ha
almeno disposto una regolamentazione in materia. La Regione
lombardia ancora no. Per cui in Lombardia non solo è
disatteso quanto stabilito dalla legislazione (vedi dpcm sui
Lea sanitari e dpcm del 14 febbraio 2001) ma addirittura si
lascia alle singole strutture (RSA) la facoltà di
determinare autonomamente la quantità delle
"rette". In tal senso, a fronte di un aumento pari
al 20%,abbiamo proposto nel 2003 ricorso al TAR basato sui
dpcm del 29 novembre 2001 (LEA) e dpcm del 14 febbraio 2001.
Il TAR ha respinto il ricorso con considerazioni molto
discutibili come "la Regione non è titolare di
competenze gestionali in materia socio-sanitaria ed è
conseguentemente inibito ad essa incidere con provvedimenti
puntuali, sulla misura delle rette delle singole RSA.
L'organo regionale esercita un potere di direttiva che
si esprime nel caso in esame, nella definizione dei criteri
di ripartizione della spesa delle strutture socio-sanitarie
tra il Servizio sanitario nazionale il Servizio sanitario
regionale, i comuni e gli utenti. La resistente Casa di
Riposo ha correttamente evidenziato che spetta ad essa la
quantificazione della spesa, intesa come determinazione del
fabbisogno, rimarcando il diverso ruolo della Regione -
mirato a delineare un sistema di compartecipazione agli
oneri finanziari tra i vari livelli istituzionali (Stato,
Regione, Comune) - rispetto all'Ente gestore viceversa
competente a stabilire le spese della struttura nella fase
di formazione dei propri bilanci ed a chiamare gli utenti a
concorrere ad esse sulla base dei contributi pubblici
ottenuti) etc. etc...... Disconoscendo che la legge
stabilisce che le rette devono essere ripartite al 50% a
carico del SSN e per il restante 50% a carico dei Comuni
fatta salva la compartecipazione dell'utente secondo i
regolamenti regionali o comunali. Abbiamo fatto
ricorso in appello al Consiglio di stato. Come già
detto non esistendo una regolamentazione regionale in
materia i comuni hanno adottato dei regolamenti differenti a
seconda delle sensibilità politiche esistenti, creando di
conseguenza una palese diseguaglianza tra essere cittadino
di un comune piuttosto che dell'altro. A Bergamo il
regolamento ISEE è pari se non peggio a quello di Firenze
in cui si prevedono il computo dei redditi, oltre a quello
del diretto interessato, anche dei parenti fino mi pare alla
terza generazione. L'assesore del tempo (ora deputato
PD) definì il regolamento ISEE di Bergamo
"universalità selettiva"!!
Ci
sarebbero tante altre cose da dire mi fermo per il momento
qui grato di un vostro contatto anche tel. Ringrazio per
l'attenzione e porgo cordiali saluti.