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L'Inno di Mameli a chi appartiene? Agli italiani o ad una casa editrice? Interrogazione
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Iniziativa 
28 aprile 2010 11:13
 
Interrogazione dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Premesso che:
- il presidente del Consiglio comunale di Messina, Pippo Previti, in una lettera inviata al presidente della Repubblica ha denunciato alcune “anomalie” sui diritti Siae per l'esecuzione in pubblico dell’inno nazionale. Secondo Previti, e’ di 1.094,40 euro la somma che ha richiesto la Siae a un ente no profit di Messina per aver suonato l’inno di Mameli. La stessa sorte e’ toccata alla Federazione pallavolo del Veneto che si e’ vista recapitare una simile richiesta dalla Siae di Mestre, per aver suonato l’inno prima di una partita. Il prezziario fornito dalla Siae di Messina, prevede l’importo massimo di 290 euro se si tratta di un incontro per una partita nazionale, a secondo la capienza dello stadio; se si tratta di una gara di seconda categoria l’importo varia da 40 a 60 euro; per il Palazzetto dello Sport, circa 146 euro; se l’inno di Mameli sara’ suonato in un Teatro in forma concertistica, si paghera’ il diritto di noleggio che va agli editori del brano;

- la Siae ha smentito solo in parte quanto sostenuto da Previti, assicurando che "solo 100 euro sono stati incassati l'anno scorso dalla Siae per il noleggio dello spartito dell'Inno di Mameli e per conto della casa editrice Sonzogno";

- secondo quanto riportato dall'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), che ha interpellato la Siae, quei 100 euro potrebbero essere dovuti anche se quello specifico spartito non è mai stato utilizzato. Ma come nota l'Aduc, il "Canto degli italiani" non è una complessa composizione sinfonica, ma una melodia che chiunque abbia un minimo di conoscenze musicali puo' arrangiare per il proprio ensemble senza bisogno di noleggiare spartiti.

E considerato che:
- Goffredo Mameli scrisse il testo dell'inno nel 1847, testo che fu messo in musica da Michele Novaro poco tempo dopo. Il "Canto degli italiani", come era chiamato, divenne subito un simbolo dei moti risorgimentali. Subito dopo l'unità d'Italia, Giuseppe Verdi lo scelse al posto della Marcia reale nel suo celebre Inno alle Nazioni. Nel 1946 divenne l'inno nazionale della giovanissima Repubblica Italiana;

- gli autori del "Canto degli italiani" sono deceduti da oltre un secolo, e non hanno quindi alcun titolo al diritto d'autore che si estingue dopo 70 anni dalla morte;

- se chiunque esegue qualsivoglia versione dell'inno nazionale deve pagare i diritti di noleggio di uno specifico spartito proprietario mai utilizzato, di fatto si estendono potenzialmente all'infinito i diritti Siae sul brano musicale che rappresenta più di ogni altro l'Unità d'Italia e la sua storia repubblicana.

Per sapere:
- se la Siae e l'editore Sanzogno abbiano effettivamente diritto a riscuotere il "noleggio" dello spartito dell'inno nazionale indipendentemente dal fatto che lo spartito in questione sia o meno utilizzato;

- cosa intenda fare per porre rimedio a comportamenti che ostacolano la riproduzione di un importante simbolo della Repubblica, e fanno della "Canzone degli italiani" la canzone di una casa editrice.
 
 
 
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