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21 marzo 2009 0:00 - angelo carrara
scrivo da Bergamo e sono un componente di un comitato definito di partecipazione sociale accreditato presso la RSA "Fondazione S.Maria Ausiliatrice" già Ipab. Da molti anni ci stiamo occupando della questione "rette" e del complessivo andamento quantitativo e qualitativo nella erogazione dei servizi nelle RSA sopra nominata. Da quel che capisco dalla vostra interrogazione parlamentare posso affermare che la regione Toscana ha almeno disposto una regolamentazione in materia. La Regione lombardia ancora no. Per cui in Lombardia non solo è disatteso quanto stabilito dalla legislazione (vedi dpcm sui Lea sanitari e dpcm del 14 febbraio 2001) ma addirittura si lascia alle singole strutture (RSA) la facoltà di determinare autonomamente la quantità delle "rette". In tal senso, a fronte di un aumento pari al 20%,abbiamo proposto nel 2003 ricorso al TAR basato sui dpcm del 29 novembre 2001 (LEA) e dpcm del 14 febbraio 2001. Il TAR ha respinto il ricorso con considerazioni molto discutibili come "la Regione non è titolare di competenze gestionali in materia socio-sanitaria ed è conseguentemente inibito ad essa incidere con provvedimenti puntuali, sulla misura delle rette delle singole RSA. L'organo regionale esercita un potere di direttiva che si esprime nel caso in esame, nella definizione dei criteri di ripartizione della spesa delle strutture socio-sanitarie tra il Servizio sanitario nazionale il Servizio sanitario regionale, i comuni e gli utenti. La resistente Casa di Riposo ha correttamente evidenziato che spetta ad essa la quantificazione della spesa, intesa come determinazione del fabbisogno, rimarcando il diverso ruolo della Regione - mirato a delineare un sistema di compartecipazione agli oneri finanziari tra i vari livelli istituzionali (Stato, Regione, Comune) - rispetto all'Ente gestore viceversa competente a stabilire le spese della struttura nella fase di formazione dei propri bilanci ed a chiamare gli utenti a concorrere ad esse sulla base dei contributi pubblici ottenuti) etc. etc......
Disconoscendo che la legge stabilisce che le rette devono essere ripartite al 50% a carico del SSN e per il restante 50% a carico dei Comuni fatta salva la compartecipazione dell'utente secondo i regolamenti regionali o comunali.
Abbiamo fatto ricorso in appello al Consiglio di stato.
Come già detto non esistendo una regolamentazione regionale in materia i comuni hanno adottato dei regolamenti differenti a seconda delle sensibilità politiche esistenti, creando di conseguenza una palese diseguaglianza tra essere cittadino di un comune piuttosto che dell'altro. A Bergamo il regolamento ISEE è pari se non peggio a quello di Firenze in cui si prevedono il computo dei redditi, oltre a quello del diretto interessato, anche dei parenti fino mi pare alla terza generazione. L'assesore del tempo (ora deputato PD) definì il regolamento ISEE di Bergamo "universalità selettiva"!!

Ci sarebbero tante altre cose da dire mi fermo per il momento qui grato di un vostro contatto anche tel. Ringrazio per l'attenzione e porgo cordiali saluti.

Angelo Carrara

tel 035 316269
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