Una ex cava, che dal 1992 è deposito di mattoni e calcinacci diventerà una discarica che riceverà sino a 60 tipologie di rifiuti speciali tra cui anche le ceneri di inceneritori. Le autorizzazioni arrivano dalla Provincia di Vicenza, un ente che a giorni decadrà ufficialmente per effetto del governo Monti. La discarica sorge nel comune di Marano Vicentino, ed è situata a circa sessanta metri sopra la falda acquifera che alimenta l'acquedotto della città di Padova ed è evidente il potenziale pericolo per le centinaia di migliaia di persone che bevono l’acqua proveniente da tale falda. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto, infatti, pone l’attenzione sulla conformazione del terreno della Pedemontana vicentina che risulta il meno adatto a proteggere la falda acquifera da eventuali liquidi inquinanti. Quest’area è ricca di falde acquifere tanto che è considerata il lago sotterraneo più grande d'Europa. Ed è da questa zona che attinge l’acquedotto di Padova gestito da Acegas Aps. I controlli quotidiani di potabilizzazione dell'acqua garantiscono la qualità del liquido immesso in rete. Ma non possiamo star tranquilli. Così come non è tranquilla l’amministrazione di Marano Vicentino, il quale ha incaricato uno studio legale per farsi rappresentare nel ricorso al Consiglio di Stato che verrà corredato dalle perizie sulla pericolosità della discarica non appena i dati saranno disponibili. C’è da chiedersi allora come sia possibile autorizzare una discarica sopra la principale fonte di approvvigionamento del sistema acquedottistico del padovano nella zona di Villaverla, all’interno dell’oasi naturalistica omonima destinata a proteggere un patrimonio così importante; e come sia possibile che in un territorio così fragile negli ultimi 15 anni siano state aperte almeno tre grandi discariche di rifiuti industriali in altrettante cave di ghiaia dimesse, tanto più che circa un anno fa, a seguito delle piogge cadute abbondanti, la falda sotterranea si è alzata fino a raggiungere livelli che non si registravano da 40 anni arrivando così ad affiorare sul fondo delle cave con il conseguente rischio di contaminazione. E il Comune di Padova quali iniziative a tutela della salute pubblica ha avviato per una vicenda nota sin dal 2008? Il principio di precauzione, principio generale del diritto comunitario e recepito dal nostro ordinamento, dovrebbe far obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici.
A questo scopo la deputata radicale Elisabetta Zamparutti, su nostra sollecitazione, ha presentato un'interrogazione parlamentare ai Ministri dell'Ambiente e della Salute (1).
(1)
qui l'interrogazione