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TELECOM E GOLDEN SHARE. IL CAPITALISMO ITALIANO E' SOLO DI STATO? CHIEDO CON FORZA AL MINISTRO BERSANI DI RISPONDERE ALL'INTERROGAZIONE CHE GLI HO PRESENTATO GIA' IL 12 LUGLIO SCORSO
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Notizia 
13 settembre 2006 0:00
 

Intervento dell'on. Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno

Firenze, 13 Settembre 2006.
La vicenda dello smembramento di TelecomItalia sta per entrare nel grottesco e nello squallido binario del finto capitalismo italiano. Da piu' parti e' stato richiesto di far valere la golden share, per evitare che l'azienda finisca in mani straniere che non garantirebbero i livelli occupazionali, la qualita' del servizio, etc. Siamo tutti testimoni di come questa azienda -italiana- gestisce i rapporti con i propri clienti/utenti (chi ne trova uno che non abbia avuto una fregatura, alzi il dito): una qualita' del rapporto dipendenti/utenti che sconfina spesso nella delinquenza penale. Non e' un caso, poi, che i prezzi e la qualita' dei servizi che eroga condizionano tutto il mercato italiano si' da farlo essere uno dei meno economici in Ue e nel mondo. Se acquirenti stranieri fossero in grado di invertire questo andazzo, portando il nostro mercato interno ai livelli medi della Ue, ben vengano questi stranieri come chiunque altro. Perche' cio' accada occorre che lo Stato si disinteressi totalmente del tutto, e per questo chiedo con forza al ministro Pierluigi Bersani di rispondere alla mia interrogazione urgente (Golden Share, liberarsene per proseguire meglio sulla strada delle liberalizzazioni) che gli avevo presentato lo scorso 12 luglio e che riporto qui sotto.

Per sapere, premesso che:
- lo scorso 28 giugno la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia europea perche' la legge nazionale sulla cosiddetta golden share (azione d'oro) "rappresenta una restrizione ingiustificata del libero movimento di capitali e del diritto di stabilimento in violazione delle regole del Trattato Ue";
- si tratta della legge del 30 Luglio 1994 emendata il 24 dicembre 2003, che stabilisce il diritto di veto dello Stato nell'ambito delle gestioni di alcune aziende privatizzate che operano in ambiti considerati vitali per lo Stato medesimo. Cosi' e', per esempio, in aziende come Telecom, Enel ed Eni;
- la Commissione Ue, pur riconoscendo l'opportunita' di questi poteri per ragioni di ordine pubblico, pubblica sicurezza, salute e difesa, ritiene che nello specifico italiano la norma sia troppo vaga, conferendo allo Stato un'ampia discrezionalita' per valutare i rischi per gli interessi vitali dello Stato;
- l'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori) ha piu' volte denunciato che si tratta di un vecchio retaggio di una economia che, pur apertasi ufficialmente al mercato, fa si' che quest'ultimo non sia tale, ma il suo opposto; con relativi risvolti su qualita' e costi dei servizi e dei prodotti al consumo:
- il suo ministero e il Governo hanno dato una buona dimostrazione, con l'approvazione delle "nuove norme sulla concorrenza e i diritti dei consumatori", di voler trasformare la nostra economia in modo che ci siano piu' motivazioni e stimoli a competere;
- la modifica dell'attuale norma o, ancor meglio, l'abolizione della golden share significherebbe, in assenza di posizioni privilegiate delle aziende ex-statali tra i vari competitori, un segnale forte verso le aziende tutte e i consumatori;

se intenda procedere in questo senso.
 
 
 
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