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"LE CONDIZIONI SOCIALI DELLE FAMIGLIE IN ITALIA"
(audizione dell'Aduc alla Camera dei Deputati)
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Iniziativa 
14 dicembre 2006 0:00
 
Roma, 14 Dicembre 2006

Audizione di Primo Mastrantoni Segretario dell'Aduc alla XII Commissione della Camera dei Deputati

La "Indagine conoscitiva sulle condizioni delle famiglie in Italia", decisa dalla Commissione "Affari sociali", della Camera dei Deputati, ha come obiettivo la raccolta di informazioni per "ridefinire gli strumenti previsti dalla legislazione vigente e promuovere politiche integrate a favore delle famiglie (in particolare quelle con figli a carico)", e che "in ordine all'attuale efficacia degli strumenti previsti dalla normativa vigente per il sostegno alle famiglie deve essere necessariamente affiancata da un'analisi piu' ampia delle profonde trasformazioni del ruolo e delle condizioni sociali della famiglia, conseguenti ai radicali cambiamenti intervenuti nella societa' italiana dal punto di vista economico, demografico e culturale nel corso degli ultimi trenta anni".

L'Aduc intende soffermare la propria attenzione su un aspetto relativo alla condizione della famiglia che riguarda la politica per l'infanzia ed in particolare l'offerta di asili nido. In un recentissimo convegno organizzato dall'Anci e dal comune di Roma, su "Comuni per l'infanzia", il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha dichiarato che "va data una forte attenzione alla scuola dell'infanzia, su cui si gioca la partita e le competenze future dei nostri ragazzi". Non possiamo che concordare, anche se rileviamo che tale "attenzione" dovrebbe esplicarsi nelle sedi opportune, cioe' in sede di consiglio dei Ministri, dove si decide sulla ripartizione dei fondi di competenza.

In una risposta alla deputata Donatella Poretti, al question time sugli asili nido, del 18 Ottobre scorso, il ministro alle Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi, delineava cosi il quadro della situazione e le iniziative del Governo:
"Realizzare 90 mila nuovi posti negli asilo nido entro il 2009, passando dagli attuali 160 mila bambini a circa 250 mila, per raggiungere una copertura territoriale di circa il 15%. I 300 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria 2007 per gli asili nido nel prossimo triennio verranno utilizzati per stipulare accordi di programma con Enti locali ed imprese private, che permetteranno di moltiplicare l'investimento complessivo di circa 1 miliardo di euro. L'utenza potenziale e' di un milione e 645 mila bambini; la capacita' di risposta attuale e' di 160 mila posti, quasi il 10% realizzati in 35 anni. Nei prossimi tre anni intendiamo aumentare i posti in asilo nido per i nostri bambini del 56% e raggiungere cosi' una media nazionale di oltre il 15%. Non e' ancora l'obiettivo fissato dall'Agenda di Lisbona ma vorrei ricordare che nel nostro Paese, soprattutto nel centro-nord, alcune regioni sono vicine a raggiungere questo obiettivo, mentre la situazione e' molto piu' difficile al Sud, dove peraltro la domanda e' inferiore, collegata ad un altro dato che per noi e' altrettanto preoccupante: il basso tasso di occupazione femminile. Per la copertura territoriale il Consiglio Europeo di Lisbona nel marzo 2000 aveva fissato l'obiettivo del 33 per cento da raggiungere entro il 2010. La prossima Finanziaria prevede anche incentivi per l'occupazione femminile al Sud e il governo intende favorire soprattutto le regioni meridionali nell'individuazione di accordi di programma e nella utilizzazione delle risorse messe a disposizione."

Rileviamo che la legge Finanziaria, all'art.193, comma 1, promuove e attua "una intesa in sede di Conferenza unificata, avente ad oggetto un piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, al quale concorrono gli asili nido, i servizi integrativi, diversificati per modalita' strutturali, di accesso, di frequenza e di funzionamento, e i servizi innovativi nei luoghi di lavoro, presso le famiglie e presso i caseggiati, al fine di raggiungere entro il 2010 l'obiettivo comune della copertura territoriale del 33% fissato dal Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000. Per le finalita' del piano e' autorizzata una spesa di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009."

La relazione illustrativa alla Finanziaria evidenzia che l'attuale copertura territoriale nazionale dei servizi socio-educativi e' pari al 9,9% (al 31 dicembre 2005). Secondo le stime del Centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, per ogni incremento del 5 % della copertura nazionale sarebbero necessari due miliardi di euro. Per raggiungere l'obiettivo indicato nell'art 193, primo comma (copertura territoriale del 33% per il 2010), sarebbe, quindi, necessaria una cifra complessiva di 9 miliardi di euro.

La legge finanziaria 2003 (legge n.289/2002, art.91), aveva istituito il Fondo di rotazione (10 milioni di euro) per l'assegnazione di risorse ai datori di lavoro, finalizzate alla realizzazione di nidi e micro-nidi nei luoghi di lavoro. Grazie a questa misura di carattere sperimentale e non rinnovata nelle successive finanziarie, sono stati ammessi al finanziamento 97 tra istituzioni pubbliche ed enti privati.
E' appena il caso di constatare che l'Italia, per la quota parte di spesa sociale destinata alla famiglia e all'infanzia, si colloca al penultimo posto in Europa con un investimento di appena il 3,8% del totale, circa un quarto di quanto spendono il Lussemburgo (16,3%) e l'Irlanda (14,3%).

Nel delineare la condizione economica delle famiglie italiane appare importante partire dall'andamento dei guadagni da lavoro per comparto economico. I dati indicano che il reddito disponibile delle famiglie italiane,vale a dire il reddito reale al netto di imposte e contributi, ha segnato nel periodo 2000-2004 un incremento complessivo, calcolato per ogni singola famiglia, del 2,4%, che si contrappone all'aumento dei costi per gli asili nido del 140% nel periodo 2002-2006.

La legge n.38/2000, "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", e la modifica al Titolo V della Costituzione, hanno sancito, in materia di servizi sociali, il passaggio della competenza legislativa da concorrente tra Stato e Regioni a esclusiva per le Regioni, lasciando allo Stato la sola responsabilita' della determinazione dei Lep (Livelli essenziali di prestazioni).
Tale cambiamento politico-costituzionale ha significato naturalmente una ridefinizione dei rapporti tra amministrazione centrale e regionale lasciando il passo alla piena autonomia delle Regioni. Ma tale autonomia nasconde il rischio di un'accentuazione delle disparita' territoriali, con la minaccia concreta che la devolution finisca per penalizzare le Regioni con minore disponibilita' di risorse economiche. In tale ambito diventano cruciali la definizione dei Lep (livelli essenziali di prestazione) da parte dello Stato centrale e l'attivazione di un meccanismo finanziario di ridistribuzione a fini di equita'. Permangono, in sostanza, forti differenze regionali nell'offerta del servizio a cui le famiglie sopperiscono in parte con la cosiddetta rete informale (famiglia, parenti e amici) che determinano la riduzione o l'abbandono del posto di lavoro. Infatti, nel 2004, oltre il 45% delle donne 15-64enni ha dovuto ridurre il proprio orario di lavoro per prendersi cura dei figli. Tale valore schizza a quasi il 60% tra le donne con un'eta' compresa tra i 35 e i 44 anni. Inoltre, tra le donne che lavorano part-time, sono 159mila quelle che lavorerebbero a tempo pieno se fossero presenti servizi pubblici adeguati (sia come costi, sia come orari, vicinanza alla zona in cui si risiede e come personale specializzato).

La difficolta' a conciliare tempi di vita e di lavoro incide anche sulla ricerca di una attivita' professionale: cosi', delle donne non impiegate tra 15 e 64 anni, e' il 23% ad ammettere di non lavorare perche' impegnata nella cura dei figli, ma che cercherebbe lavoro se potesse contare sul sostegno di servizi di supporto alla famiglia (ben il 34,1% delle donne con meno di 34 anni).
Il 55,7% dei bambini da 0 a 2 anni e' affidato piu' volte alla settimana alla rete informale. I genitori che piu' si avvalgono dell'aiuto dei nonni sono principalmente le coppie in cui entrambi i genitori sono occupati (il 50,5%) e i genitori soli (quasi il 50% di questi ultimi lascia ai nonni i propri bambini).

Risulta evidente che il sistema socio-assistenziale ha assoluto bisogno di conformarsi alle caratteristiche delle comunita' ove opera e prioritaria deve essere l'integrazione delle diversi forme di sostegno, alleviando le famiglie dal notevole carico assistenziale. Altrettanto evidente risulta la incongruita' degli stanziamenti previsti.
Lanciare allarmi sul tasso di natalita' e sulla mancanza di pari opportunita' puo' riempire le pagine dei giornali, ma non risolve il problema, che e' quello di garantire, con adeguati stanziamenti e appropriati interventi fiscali, il diritto alla scelta di avere figli e di iniziare e proseguire la propria attivita' lavorativa.

Riteniamo, quindi, indispensabile, per raggiungere gli obiettivi di Lisbona, il rinnovo dei finanziamenti al Fondo di rotazione precedentemente citato e la predisposizione di incentivi fiscali per quelle strutture pubbliche e private che realizzano al loro interno asili nido e micro-nidi.

Fonti:
Censis
Istat
Eurispes
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS