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Proibizione del tabacco, della nicotina e dell'alcool
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Proposta 
2 ottobre 2008 0:00
 

Disegno di legge d’iniziativa dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca

Onorevoli Senatori.
Sono stati presentati due disegni di legge di segno opposto: il presente vuole proibire l’alcool ed il tabacco, l’altro vuole invece legalizzare la cannabis (atto Senato n. 132). È quest’ultimo il disegno di legge che vorremmo fosse approvato, in quanto siamo certi che la proibizione e la repressione stiano oggi producendo effetti contrari e di molto peggiori di quelli che si vorrebbero evitare. Qualora invece fosse deciso di continuare a percorrere sulla strada del proibizionismo, si dovrebbe avere il coraggio di farlo fino in fondo, senza ambiguità, vietando sostanze infinitamente più dannose della cannabis come l’alcool, il tabacco e la nicotina.
    Questo disegno di legge è stato preparato in collaborazione con l’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori).
    Con rarissime eccezioni, la comunità internazionale ha optato per l’approccio proibizionista sulle droghe. L’Onu, gli Stati Uniti, l’Unione europea, tra cui l’Italia, hanno scelto di combattere il fenomeno del narcotraffico e del consumo di droghe con la repressione. Sono proibiti la vendita, l’acquisto, la cessione, il consumo, il trasporto, la produzione di sostanze quali l’eroina, la cocaina, le metanfetamine, la cannabis, e altre.
    I divieti, e le sanzioni da esso derivanti, hanno come pilastri alcune motivazioni che possiamo classificare in tre categorie:
        1. drogarsi fa male alla salute;
        2. drogarsi riduce la produttività, arrecando un grave danno economico al «sistema Paese»;
        3. il traffico di droga arricchisce le organizzazioni criminali.
Per quanto riguarda il primo punto, con l’eccezione forse della cannabis, non vi sono dubbi. Assumere sostanze come l’eroina fa male alla salute. A nostro avviso, legalizzare e quindi controllare il mercato delle droghe potrebbe ridurre il danno alla salute provocato dalle droghe: si potrebbe controllare la loro composizione, visto che spesso sono tagliate con sostanze ancora più nocive della droga stessa; si potrebbe controllare ad ogni stadio lo stato di salute del tossicodipendente; la diminuzione drastica del costo di queste sostanze, coltivate e vendute legalmente, non spingerebbe così spesso il tossicodipendente a delinquere; pertanto eviterebbero il carcere, che alla salute non fa certo bene, decine di migliaia di persone. Chi si oppone alla legalizzazione risponderà che non ci si può accontentare di limitare il danno, un obiettivo troppo timido, ma lo si deve estirpare anche se –secondo noi- questo significa aggravarlo.
    Per quanto riguarda invece il secondo punto, non vi è dubbio che alcune droghe limitano la produttività del tossicodipendente. Anche qua, noi sosteniamo che non è sempre così: la criminalizzazione, e l’incarcerazione, hanno effetti ben più gravi sulla produttività dell’individuo di quanto facciano le sostanze che assumono; alcune droghe, quando prese in dosi moderate, possono addirittura aumentare la produttività. Ma chi ha scelto la strada del proibizionismo dirà che un individuo sano, senza dipendenza o vizi alcuni, è generalmente più produttivo e virtuoso di uno che fa uso di droghe.
    Infine, per quanto riguarda il terzo punto, è certo che il mercato della droga è un’attività fondamentale per la sopravvivenza delle organizzazioni criminali. Ancora una volta, noi siamo convinti che è proprio grazie al proibizionismo che si crea il mercato nero, e quindi l’opportunità di guadagno per le mafie (si ricordi l’esempio fallimentare del proibizionismo sull’alcool negli Stati Uniti negli anni venti dello scorso secolo). Rimane però il fatto che oggi le organizzazioni criminali guadagnano miliardi e miliardi di euro grazie al commercio illegale di droghe. Fino ad oggi, si è scelto di combattere le organizzazioni criminali solo con le forze dell’ordine e con il carcere, e non – come sosteniamo noi – sottraendo gli in maniera intelligente le fonti di guadagno.
    Preso atto quindi che le argomentazioni di chi vorrebbe legalizzare il mercato ed il consumo delle droghe non sono largamente condivise a livello istituzionale, dobbiamo constatare che vi è una grave deficienza nella politica sulle droghe promossa fino ad oggi. Questa deficienza riguarda innanzi tutto una delle sostanze più nocive alla salute nella storia dell’umanità: il tabacco. Questo prodotto, oggi legale, miete circa 80.000 vittime l’anno solo in Italia, e circa 4 milioni l’anno di vittime nel mondo.
    Ma la nocività del tabacco non riguarda solo la salute. Come le altre droghe già proibite, il tabacco diminuisce fortemente la produttività dei singoli consumatori. Secondo una ricerca dell’Osservatorio sul tabacco dell’Istituto nazionale dei tumori, ogni anno sono persi quasi 52 milioni di giornate lavorative per ricoveri e trattamenti di patologie causate dal tabacco. Secondo altre stime, un lavoratore perde in media un’ora di lavoro al giorno per le cosiddette «pause sigaretta». Sempre secondo l’indagine dell’Istituto nazionale dei tumori, inoltre, le patologie causate dal tabacco e dalla nicotina costano alle casse dello Stato più di 1,2 miliardi di euro in spese sanitarie.
    Infine, come le altre droghe illegali, il traffico di sigarette frutta miliardi di euro alle organizzazioni criminali, che ormai gestiscono il 25 per cento del mercato italiano di sigarette, in grandissima parte gestito dalla Mafia, dalla ’Ndrangheta e dalla Sacra corona unita. Secondo stime attendibili, il mercato illegale di sigarette frutta alle organizzazioni criminali circa 700 milioni di euro l’anno.
    Come il tabacco e la nicotina, anche l’alcool è una sostanza estremamente nociva alla salute, come sostiene la comunità medico-scientifica nel suo intero. L’alcool è responsabile ogni anno di circa 1,8 milioni di decessi nel mondo, di cui fino a 40.000 in Italia. Secondo un rapporto della Commissione europea, l’alcool causa morti premature e disabilità nel 12 per cento della popolazione maschile e nel 2 per cento di quella femminile. L’alcool dà origine a circa 60 malattie. Questa sostanza è anche responsabile di un cospicuo numero di incidenti sulle strade (17.000 morti l’anno solo nell’Unione europea). I costi dei trattamenti sanitari per patologie alcool correlate sono stimati in 17 miliardi di euro solo nella UE, insieme a 5 miliardi di euro spesi per il trattamento e la prevenzione del consumo problematico di alcool e l’alcoldipendenza.
    Il consumo di alcool ha anche un enorme impatto sociale sotto il profilo della violenza, del crimine e della emarginazione, oltre a causare frequenti e gravi problemi familiari. Secondo il rapporto della Commissione, sette milioni di adulti dichiarano di essere stati coinvolti in risse dopo aver bevuto nell’arco dell’ultimo anno e (sulla base di alcuni studi che analizzano i costi a livello nazionale) i costi economici degli atti criminali attribuibili all’alcol sono stati stimati in 33 miliardi di euro nell’UE nel 2003. L’alcol ha anche un impatto sulla famiglia, con il 16 per cento degli abusi e dell’incuria nei confronti dei minori attribuiti al consumo di alcol, e tra i 4.7 milioni e i 9.1 milioni di bambini vivono in famiglie con problemi alcolcorrelati. Si stima che ogni anno 23 milioni di persone siano alcoldipendenti, e le sofferenze causate ai membri delle famiglie rappresentano un costo intangibile di 68 miliardi di euro.
    Come alcune delle droghe illegali, l’alcool ha conseguenze negative sulla produttività. Sempre secondo il rapporto della Commissione europea, i costi relativi alla perdita di produttività dovuta ad assenteismo alcolattribuibile e la disoccupazione sono stati stimati rispettivamente da 9 a 19 miliardi e da 6 a 23 miliardi di euro.
    Per comprendere di cosa stiamo parlando è utile ricordare che le vittime del tabacco, della nicotina e dell’alcool ogni anno sono 5,8 milioni nel mondo e 120.000 in Italia, mentre è un dato di fatto che la cannabis, una sostanza oggi illegale e combattuta, non ha mai provocato un singolo decesso documentabile. È altrettanto vero che i danni alla salute provocati dalla cannabis non sono stati ancora dimostrati in maniera inequivoca dalla scienza dopo decenni di studi sulla materia, mentre quelli provocati dal tabacco e dall’alcool sono riconosciuti all’unanimità dal mondo medicoscientifico. Ci pare quindi evidente che il tabacco e l’alcool fanno molto più male alla salute della cannabis. Inoltre, come e più della cannabis, il tabacco, la nicotina e l’alcool diminuiscono fortemente la produttività, costano moltissimo alle casse dello Stato, e arricchiscono le organizzazioni criminali. Pertanto, nell’ottica della scelta politica quasi universalmente condivisa a livello istituzionale di reprimere la vendita e il consumo di sostanze «pericolose», l’attuale regime di legalizzazione del tabacco e dei suoi derivati e dell’alcool è una grave contraddizione. Per risolverla dobbiamo a nostro avviso legalizzare droghe come la cannabis, infinitamente meno dannosa alla salute rispetto alle sigarette, oppure vietare – per coerenza – anche il tabacco, la nicotina e l’alcool.
    Coloro che sostengono il proibizionismo sulle droghe, fra cui anche numerosi avidi consumatori di tabacco e di bevande alcoliche, diranno che, contrariamente alle droghe, il tabacco, alla nicotina e l’alcool non possono essere proibite in quanto sostanze socialmente diffuse e accettate. Ricorderanno che l’ampia diffusione dell’alcool è il motivo del fallimento del proibizionismo sull’alcool negli Stati Uniti. Ma se questo bastasse per non proibire una sostanza nociva, allora non ci è chiaro perchè la cannabis sia oggi vietata. Come il tabagismo e l’alcolismo, infatti, il consumo di cannabis è socialmente diffuso ed accettato. Se in Italia il 24,2 per cento degli adulti si dichiara fumatore di tabacco ed il 75 per cento consumatore di alcool, è altrettanto vero che il 20 per cento degli italiani ha ammesso di aver consumato cannabis. Secondo altri dati, addirittura la metà degli studenti universitari ne ha fatto uso almeno una volta, ed un terzo ne fa uso regolarmente. L’attuale proibizione sulla cannabis, quando messo a confronto con il regime di legalizzazione del tabacco e dell’alcool, non può quindi essere giustificata attraverso il suo diverso grado di diffusione e accettazione sociale.
    Sia ben chiaro, noi sosteniamo che proibire tabacco e alcool non risolverebbe, ma aggraverebbe la situazione, così come la sta aggravando la proibizione di sostanze come la cannabis. Si regalerebbe alle organizzazioni criminali il monopolio del mercato del tabacco e dell’alcool, aumentando i loro proventi illeciti – come già fatto con la cannabis, ad esempio. Inoltre si criminalizzerebbero coloro che acquistano queste sostanze, addirittura arrestando coloro che vengono pizzicati con un numero di sigarette o bottiglie di birra che contengono una quantità più alta di nicotina o di alcool di quella consentita per uso personale. Se oggi un lavoratore che fuma perde mediamente un’ora di lavoro al giorno, domani potrebbe perderne addirittura otto e più al giorno qualora finisse in prigione. Inoltre, i consumatori di tabacco e di bevande alcoliche, costretti a ricorrere al mercato nero, non avrebbero garanzie sul prodotto che acquistano, mettendo a rischio la loro salute più di quanto fanno oggi. Infine, i consumatori di tabacco e alcool, divenuti criminali, negherebbero di fame uso ai loro medici, impedendo così un’azione di informazione, di prevenzione e di cura di malattie derivate dal tabagismo e dall’alcolismo.
    Abbiamo già proposto molte volte la legalizzazione della cannabis e di tutte le altre droghe, iniziative in cui siamo fermamente convinti. Prendiamo però atto che fino ad oggi queste proposte non hanno trovato alcun riscontro in Parlamento o in altre sedi istituzionali. Pertanto, chiediamo che la strada fino ad ora scelta, a meno che non sia abbandonata, venga perlomeno percorsa in maniera coerente. Allo stato delle cose, chiediamo che la vendita, il trasporto, la cessione, il consumo e la produzione di tabacco, nicotina ed alcool siano combattute alla stregua di tutte le altre sostanze già illegali.
    Il presente disegno di legge ha lo scopo di integrare e completare la politica sulle droghe perseguita dal nostro Paese. Se questa misura non passasse, ci sarebbe un alto rischio che il mancato divieto del tabacco e dell’alcool sia considerato non solo come una clamorosa svista, ma come un grave elemento di contraddittorietà ed ipocrisia nella strategia repressiva che contraddistingue oggi l’Italia e la comunità internazionale. La legislazione vigente pregiudica innanzi tutto la strategia proibizionista, in quanto i cittadini, percependo i limiti e le contraddizioni della legge, saranno incoraggiati a disattenderla. Per questo, chiediamo che la repressione sia applicata in maniera giusta ed equa, senza discriminazioni fra consumatori di droghe legali (tabacco, nicotina e alcool) e illegali (cannabis).
    All’articolo 1 della presente legge il tabacco, la nicotina e l’alcool sono inseriti tra le sostanze controllate previste dalla tabella I di cui all’articolo 14 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
    L’articolo 2 dispone che il Ministro della salute emani, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto recante le opportune modifiche alle tabelle previste dall’articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, in conformità a quanto disposto dall’articolo 1 della legge medesima.

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.
    1. All’articolo 14, comma 1, lettera a) del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, sono aggiunti, in fine, i seguenti numeri:
    «7-bis) il tabacco e i prodotti da esso ottenuti; la nicotina, i suoi analoghi naturali, le sostanze ottenute per sintesi o semisintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico;
    7-ter) l’alcool, i prodotti da esso ottenuti, i suoi analoghi naturali e le sostanze ottenute per sintesi o semisintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico».

Art. 2.
    1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro della salute, con proprio decreto e apporta le modifiche necessarie alle tabelle di cui all’articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, al fine di adeguarle a quanto disposto dall’articolo 14 del medesimo testo unico, come modificato dall’articolo 1 della presente legge e la Direzione generale per le politiche sulle dipendenze del Ministero della solidarietà sociale.

 
 
 
 
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